Dossier sulla Sicurezza Sanitaria e Diritto alla Salute, riguardante un profilo di studio ed analisi a cura di Romeo Franco Tenuta (Sottotenente OF-1, Ris), appartenente ai Reparti Speciali dell'“Arma dei Carabinieri”, in occasione dell'evento pandemico, riferito all'11 Marzo del 2020, giorno in cui l'OMS - l'Organizzazione mondiale della Sanità - a causa dell'aggravarsi della situazione sanitaria globale, definì poi come infezione da COVID-19.
Questo
momento storico di pandemia da virus Covid 19, ha indotto l’autore
a realizzare un complesso lavoro sulla sicurezza sanitaria e diritto
alla salute, ponendo l’attenzione su diverse discipline di questo
importante tema che sicuramente necessita di grandi interventi
economici e partecipazione globale, onde poter raggiungere quei
livelli essenziali di assistenza e cura che ogni persona ha il
diritto di ricevere nel corso della sua vita.
In
questa nota stampa viene riportata una sintesi significativa sulla
lunga attività svolta nell’ambito dell’immenso campo sanitario.
Il
compendio mette a disposizione del lettore un insieme di contenuti
tecnici scientifici e giuridici che abbracciano il mondo sanitario ed
il diritto alla cura, anche con il richiamo delle norme che regolano
questo importante argomento.
Partendo
dai principi universali approvati nel 1946 ed in vigore dal 1948
dalla costituzione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità),
nel cui preambolo viene
stabilito che bisogna ottenere:
“il
raggiungimento in materia di sanità pubblica, da parte di
tutte
le popolazioni, del più alto livello possibile di salute",
definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e
sociale” e non semplicemente “mera assenza di malattie o
infermità”.
I
suddetti capisaldi vengono affermati nel nostro ordinamento con
l’art. 32 della Costituzione,
il quale
prevede “il
diritto
primario fondamentale, individuale, inviolabile ed assoluto, ossia un
bene di rilevanza collettiva”.
La
norma chiarisce il diritto
all’integrità fisica e psichica,
sia nel senso di poter avere trattamenti medici di prevenzione e
cura, sia nel senso di poter godere di un ambiente di vita e lavoro
salubre. Tuttavia, da esso non deriva il diritto a cure gratuite per
tutti, essendo garantite solo per gli indigenti. Il diritto implica
in senso negativo l'assenza di malattia, in senso positivo lo stato
di completo benessere fisico e mentale.
Dopo
l’ultima modifica costituzionale del 2022 rientrano nella
fattispecie anche gli articoli 9 e 41, rispettivamente nel primo
viene
inserito il terzo comma “tutela
l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse
delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le
forme di tutela degli animali”,
mentre nel secondo (art. 41) il comma due stabilisce che “non
può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da
recare danno alla
salute, all’ambiente, alla
sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
La
previsione della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema era già
stata introdotta nel secondo comma dell’art. 117 con la riforma del
Titolo V della Costituzione nel 2001, tra le materie riservate alla
potestà legislativa esclusiva dello Stato.
Anche
il primo comma dell’art. 191 del Trattato
sul Funzionamento dell'Unione Europea del 2012 (TFUE),
dispone che la politica dell'Unione in materia ambientale
contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi:
salvaguardia,
tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente;
protezione
della salute umana;
utilizzazione
accorta e razionale delle risorse naturali;
promozione
sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi
dell'ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a
combattere i cambiamenti climatici.
Per
agevolare la comprensione sulla vastità dell’argomento nella sua
visione globale, è stata realizzata una disamina della tematica sul
Servizio Sanitario Nazionale (SSN), richiamando le fonti delle
Convenzioni e Trattati internazionali che contengono articoli o
clausole universali relative alla sicurezza e diritto alla salute,
quali: l’Organizzazione Mondiale della Sanità; la Convenzione
di Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà
Fondamentali; il Patto
Internazionale sui Diritti Economici, Sociali, Culturali e Politici;
il Regolamento Sanitario Internazionale; la Convenzione
Americana sui Diritti Umani (patto di San José di Costarica); la
Carta sociale Europea; la
Carta dei Diritti
Fondamentali dell’UE e Protocolli vari; la Carta Europea dei
Diritti del Malato.
In
tutte queste fonti troviamo cenni storici, disposizioni e richiami
sulla sicurezza sanitaria e diritto alla salute che rappresentano i
fondamenti universali in tema sanitario.
Percorrendo
in breve le tappe sin dall’unità d’Italia dal 1863, la tutela
della salute era affidata al Ministero degli interni. Nel 1907 nasce
il Testo Unico sulle leggi sanitarie. Nel 1958 nasce il Ministero
della Salute con il quale
vengono istituiti a livello territoriale:
-
gli uffici del medico e del veterinario provinciale, coordinati dal
Prefetto;
-
gli uffici sanitari dei Comuni e dei consorzi;
-
gli uffici sanitari speciali (di confine, porto e aeroporto).
Nel
1968 viene esteso
il diritto all’assistenza ospedaliera a tutti i cittadini, italiani
e stranieri. L’effetto fu quello di organizzare gli Enti
ospedalieri per uniformare e rendere più razionale la rete
sanitaria: tutte le strutture furono sottoposte agli stessi obblighi
e controlli e gli Ospedali furono classificati in Zonali, Provinciali
e Regionali. Nel 1978 fu istituito il SSN e riordinato nel 1990. Con
il successivo riordino del 1999 è stato rafforzato il
potere delle Regioni che introdussero l’aziendalizzazione, in modo
da garantire a tutti i cittadini i livelli uniformi ed essenziali di
assistenza (LEA) e le prestazioni appropriate. Nel 2001 viene
riformato il Titolo V della Costituzione (vds art. 117) e quindi
vengono delineate le competente sta Stato e Regioni. Lo Stato ha
competenza esclusiva per la profilassi internazionale, determina i
“livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili
e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio
nazionale” (LEP) e i principi fondamentali nelle materie di
competenza concorrente. Mentre le Regioni assicurano i servizi di
assistenza sanitaria e ospedaliera. Da questo momento il Ministero
della Sanità prende il nome di Ministero della Salute, il quale si
compone del Consiglio Superiore della Sanità, del Segretariato
Generale con le varie direzioni di competenza settoriale, nonché
degli uffici periferici, degli Organi collegiali, dei Comitati
tecnici con l’unità di crisi permanente.
Nel
1980 nasce il Tribunale per il diritto del malato su iniziativa
dall’Associazione di Cittadinanzattiva che non è un vero e proprio
Tribunale, ma un Organo che ha lo scopo di tutelare e promuovere i
diritti del malato in campo sanitario ed assistenziale per evitare
delle discriminazioni. Con l’avvio di questa Associazione nel 2002
nasce la Carta Europea per i diritti del malato, la quale stabilisce
14 diritti fondamentali del paziente.
La
sicurezza delle cure
Nel
2017 con la legge 24 del Ministero della Salute viene istituita la
sicurezza e i criteri per le cure sulla persona assistita, nonché
la responsabilità professionale degli esercenti le professioni
sanitarie,
fissando
i principi per la gestione del rischio clinico in sanità (clinical
risk management),
che caratterizzano l’insieme
di varie azioni messe in atto per migliorare la qualità delle
prestazioni sanitarie e garantire la sicurezza dei pazienti.
La
Legge 24 ha istituito l’Osservatorio Nazionale delle buone
pratiche sulla sicurezza nella sanità (presso l’AGENAS
-Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali-) con il compito
di coordinare e favorire l’implementazione dei programmi e il
raccordo tra le Regioni e i diversi attori nazionali coinvolti (oltre
al Ministero, ISS, AIFA, AGENAS stessa, Regioni, Università, Ordini
professionali, Società scientifiche, Associazioni di cittadini,
ecc.). La
Legge 24, ha inoltre, riorganizzato il Sistema nazionale delle
linee guida per il quale il Ministero ha curato l’elenco delle
società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle
professioni sanitarie in attuazione dell’art.5.
L'elenco
sarà aggiornato ogni due anni. Nel
2017 vengono aggiornati anche i LEA.
In
sintesi, la Legge 24, in particolare l’art. 1, prevede “la
sicurezza delle cure in sanità”:
1)
la sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute
ed è perseguita nell’interesse dell’individuo e della
collettività;
2)
la sicurezza delle cure si realizza anche mediante l’insieme di
tutte le attività finalizzate alla prevenzione e alla gestione del
rischio connesso all’erogazione di prestazioni sanitarie e
l’utilizzo appropriato delle risorse strutturali, tecnologiche e
organizzative;
3)
alle attività di prevenzione del rischio messe in atto dalle
strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private, è tenuto
a concorrere tutto il personale, compresi i liberi professionisti che
vi operano in regime di convenzione con il Servizio Sanitario
Nazionale.
Questo
articolo richiama i principi della Raccomandazione 2009/C 151/01 del
9 giugno del 2009, del Consiglio d’Europa, aggiornata il
16/12/2014 (2014/C 438/05), che segue i lavori dell’OMS in materia
di sicurezza sanitaria, ovvero tutto ciò che riguarda la sicurezza
dei pazienti, compresi la prevenzione ed il controllo delle infezioni
e resistenza agli antimicrobici associate all’assistenza sanitaria.
Dati
statistici al 2019 delle strutture sanitarie in Italia ricavati
dall’Annuario del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della
Salute
Al
2019 erano presenti 992 strutture ospedaliere tra pubblici (515) e
privati (477) per un totale di 210.664 posti letto. Nell’arco di
dieci anni, a partire dal 2010 il
numero degli ospedali è sceso di ben 173 unità tra
il 2010 e il 2019,
tra pubblico e privato, sono
stati tagliati 43.471 posti letto tra
degenze ordinarie, day hospital e day surgery. Partendo dal confronto
dei dati in dieci anni, i medici di famiglia nel 2010 erano 45.878
circa, mentre nel 2019 sono diventati 42.428 (-3.450). Nello
specifico, si registra un passivo di 5.132 medici, 7.374
infermieri, 3.450 medici di famiglia, 592 medici di continuità
assistenziale e 310 pediatri.
In diminuzione
anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica)
dai 12.104 che erano nel 2010 sono diventati 11.512 circa nel 2019
(-592). Anche
i pediatri nel 2010 erano 7.718 e sono diminuiti di 7.408 nel 2019,
perdendo 310 unità.
In
sintesi da uno studio condotto dai medici della Federazione CIMO
(Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) e FESMED (Federazione
Sindacale Medici Dirigenti) tra il 2010 ed il 2020 sono stati
tagliati circa 111 ospedali pubblici e 113 strutture di PS, nonché
37
mila posti letto e 29 mila sanitari.
Il
Pronto Soccorso
I
punti dolenti della sanità italiana sono soprattutto i Pronto
Soccorso, poiché versano in grave difficoltà e sofferenza per la
carenza di personale specializzato in medicina di emergenza e
urgenza, non di meno di reparti sufficienti e moderni, in particolare
per quanto riguarda la disponibilità dei posti letto, al fine di
soddisfare il fabbisogno nazionale. In concreto si può dire che non
si trovano medici qualificati che vogliano svolgere questo tipo di
attività di medicina d’urgenza. Ad oggi Mancano circa 5 mila
medici di cui il 30% rappresenta quello del settore dei PS. Nel 2015
i DEA di I° livello erano 264 e quelli di II° livello 108, per un
totale di 671 EMS (Emergency
Medical Services),
mentre al 2019 sono diventati 636 con una diminuzione di 35 unità,
con un calo crescente di 293 unità rispetto al 2005. Purtroppo
oggigiorno ricorrere al Pronto Soccorso comporta spesso lunghe attese
prima di essere visitati dopo l’accesso al Triage, in quanto a
volte il codice di valutazione della priorità non è sempre fedele
alle reali condizioni di salute del paziente, al fine di sottoporlo
ad un intervento appropriato e quindi lo stesso può incorrere a
gravi rischi, come succede tante volte su tutto il territorio
nazionale. Per tale motivo i Pronto Soccorso andrebbero potenziati,
riorganizzati, alleggeriti dai tanti accessi superflui (cosiddetti
codici bianchi e anche verdi) che non hanno alcun bisogno di cure in
condizioni di emergenza e urgenza, ma di semplici interventi di
medicina generale dai medici di famiglia. Ormai i Pronto Soccorso
sono diventati dei rifugi, sia da un punto di vista medico e sia di
ritrovo di tanti senza tetto, come se questi luoghi fossero dei punti
di accoglienza sociale assistenziale, soprattutto nelle grandi città.
Gli accessi ai PS solitamente sono coordinati dalle Centrali
Operative che fanno capo al numero nazionale 118 ed al numero unico
europeo 112, tramite le quali vengono smistati i pazienti in base
alla disponibilità di posti presso i vari Ospedali dislocati su
tutto il territorio italiano. Purtroppo tuttora non esiste una
copertura omogenea in ambito nazionale, per cui ci sono ancora alcune
aree regionali, specialmente quelle più disagiate che faticano a
fare decollare questo importante servizio delle centrali uniche.
La
medicina di prevenzione,
tanto propagandata dagli Organi sanitari e di istruzione, potrebbe
aiutare il cittadino a vivere meglio ed evitare di ammalarsi presto,
soprattutto per scongiurare quei fatti di rischio importanti che
potrebbero nuocere gravemente a determinati individui o fasce di
popolazione. La prevenzione si suddivide in tre livelli:
la
prima attraverso
una corretta diagnosi, tende ad evitare la manifestazione di un
evento patologico, osservando i principi essenziali di controllo sui
fattori di maggiore rischio, in modo da scongiurare la comparsa di
una malattia e/o attenuarne la gravità;
la
seconda invece tende a ridurre una patologia già in corso ed in
stato avanzato, in modo che venga intrapresa la giusta terapia e
curata in maniera efficace, onde ottenerne la guarigione, riducendo
il rischio di mortalità, come ad esempio per i malati di ictus o da
infarto del miocardio;
la
terza ha il compito di prevenire le cosiddette recidive, ovvero le
ricadute della malattia, predisponendo la corretta assistenza
tecnica per la riabilitazione del paziente, anche attraverso
controlli periodici clinici e terapeutici, soprattutto per quei
malati cronici o irreversibili.
Purtroppo
quanto ciò detto non corrisponde alla realtà, perché solitamente
ricorrono alla medicina di prevenzione i benestanti perché si
possono permettere di pagare senza difficoltà anche presso le
strutture private, mentre le persone povere spesso rinunciano a
questo tipo di cura per una serie di difficoltà, sia di tipo
economico e sia di accesso al SSN spesso per i tempi lunghissimi,
come ad esempio effettuare una semplice mammografia e/o visita
oculistica. La diagnosi precoce è estremamente importante per i
cittadini, che in egual misura, senza distinzione di classe sociale,
nel rispetto dei tempi necessari, possono ricorrere facilmente alle
cure, con visite specialistiche, senza difficoltà di accesso di tipo
economico nelle strutture pubbliche e private, ma soprattutto quando
lo Stato mette a disposizione un servizio efficiente e veloce,
attrezzato con strutture e strumenti sanitari all’avanguardia, con
personale adeguato, ma innanzitutto omogeno su tutto il territorio
nazionale al fine di garantire una buona prevenzione per le persone
bisognose.
L’educazione
sanitaria,
rappresenta la disciplina di base per il benessere di ogni persona,
perché sin dall’adolescenza si devono acquisire quegli elementi
necessari per condurre una vita sana ed evitare la manifestazione di
infezioni e malattie precoci. L’educazione sanitaria viene
contemplata negli Organi istituzionali con percorsi formativi e di
istruzione sin dai primi anni scolastici. Per cui una buona
conoscenza educativa sanitaria può permettere di indirizzare la
persona ad una corretta ed appropriata cura della salute, soprattutto
per evitare e/o diminuire i costi e gli sprechi, quali esami
strumentali e diagnostici, nonché le visite specialistiche e
l’assunzione di farmaci costosi.
L’educazione
sanitaria sin dagli anni sessanta viene esercitata negli ambiti degli
istituti di istruzione, ma purtroppo a tutt’oggi ancora non fa
parte integrante delle discipline obbligatorie di insegnamento nelle
scuole di primo e secondo grado, ovvero tra le materie delle scienze
naturali, motorie/sportive, chimiche e biologiche.
L’educazione
sanitaria deve coprire diversi temi, ossia l’insegnamento
alimentare, l’igiene della persona, l’individuazione della
pratica sportiva più adatta a ciascun soggetto, l’apprendimento di
nozioni basilari di pronto soccorso, la prevenzione delle malattie
sessualmente
trasmissibili, fino all’individuazione di fattori di rischio
comportamentale, quali l’alcool, il fumo, la droga, la vita
sedentaria e gli eccessi all’alimentazione.
Per
quanto concerne il difficile comparto dei Pronto Soccorso e
dell’Educazione Sanitaria sono state presentate delle proposte
separate di modifica di legge da parte di alcuni parlamentari della
precedente legislatura in attesa che vengano prese in esame dal nuovo
esecutivo.
Il
PNRR
Nel
2019, con l’inizio della pandemia del virus da Covid19 sono state
riscontrate molte criticità in quasi tutte le nazioni del mondo,
tra le quali soprattutto la nostra, in quanto si è trovata del tutto
impreparata a fronteggiare l’inaspettata emergenza, in particolare
per la carenza dei sistemi protettivi individuali, per i reagenti da
sviluppare i tamponi attraverso i pochi laboratori certificati,
nonché tante altre apparecchiature sanitarie specifiche per il caso
pandemico. Per fronteggiare il grave fenomeno l’Unione Europea ha
predisposto importanti finanziamenti economici pluriennali, a partire
dal 2021 fino al 2027, tramite lo strumento dei cosiddetti Recovery
Found e Next Generation EU, da noi indicato come PNRR (piano
nazionale di ripresa e resilienza), per un ammontare complessivo di
750 miliardi di euro, suddivisi tra gli Stati membri. La tranche più
importante di 191,5 miliardi è stata assegnata all’Italia in
quanto Nazione che per prima è stata maggiormente colpita dalla
pandemia. Il piano di aiuti del PNRR consiste nella realizzazione di
una serie di riforme economiche, suddivise in sei missioni che
comprendono diverse tematiche, tra le quali la mission 6 che riguarda
il comparto del sistema sanitario. In sintesi il provvedimento
dei fondi del PNRR destina circa 8 miliardi per
la medicina territoriale, di cui 2 miliardi stanziati per realizzare
1.350 Case di Comunità oltre le 493 Case della Salute già attive,
400 Ospedali di Comunità con 20-40 posti letto ciascuno e 600
Centrali Operative territoriali per ogni distretto sanitario, per un
complessivo di 6000 progetti di investimenti in contratti (CIS) -
(contratti istituzionali di sviluppo). In sostanza oltre il 40% dei
fondi, pari a 82 miliari di euro, sono stati destinati al Mezzogiorno
per realizzare le reti
di prossimità, le strutture intermedie e di telemedicina, nonché
per l’assistenza sanitaria territoriale, il rafforzamento dei
servizi sanitari territoriali compresa l’assistenza domiciliare,
l’ammodernamento tecnologico e digitale delle infrastrutture.
Purtroppo i fondi del PNRR non prevedono risorse per concorsi ed
assunzione di nuovo personale sanitario, per cui sarà compito dello
Stato italiano destinare altri finanziamenti sufficienti per colmare
questo forte deficit.
Conclusione
Nonostante
i tagli consistenti di tante strutture sanitarie negli anni
trascorsi, gli investimenti per la sanità sono sempre aumentati e
comunque restano insufficienti per migliorare lo stato delle
condizioni precarie di alcuni nosocomi del territorio nazionale. In
particolare viene manifestata la grave sofferenza di molti Pronto
Soccorso italiani, in quanto non riescono ad accogliere in tempi
ragionevoli le numerose richieste di accesso dei cittadini che
quotidianamente si recano in Ospedale per farsi curare. E’
soprattutto la carenza del personale sanitario di medicina di
emergenza ed urgenza che nuoce in senso negativo, poiché le attese
ai PS per essere visitati si prolungano di tante ore, anche di
giorni, con il grave rischio di pregiudicare lo stato di salute dei
pazienti perché qualche volta purtroppo ci lasciano la vita. Anche
le condizioni logistiche delle strutture di accesso ai PS sono
insufficienti ed inadeguate per soddisfare dignitosamente la
ricezione dei malati, perché spesse volte vengono ammassati in
grandi saloni (del tipo openspace), in modo promiscuo, uno vicino
all’altro, senza nessuna privacy tra uomini e donne, con il
conseguente rischio di infezioni soprattutto per quelle persone più
fragili. Perciò nei PS necessitano più spazi frazionati e salette
separate, costruiti con tecnologie e strumenti moderni per meglio
monitorare i vari pazienti in cura, specialmente per contenere quelle
persone che soffrono in principale modo di malattie psichiatriche e/o
da alcol e droga, che solitamente urlano e disturbano gli altri
ammalati particolarmente nelle ore di riposo notturno.
Purtroppo
in questi ultimi tempi, nonostante tutte le problematiche sopra
citate, compreso il sovraccarico di lavoro con poco personale, nonché
le lungaggini di intervento per la cura in emergenza e urgenza,
presso i Pronto Soccorso si sono verificati gravi episodi di
intolleranza da parte di alcuni pazienti e non, che non trovando
immediata risposta per le visite si sono lasciati andare ad
aggressioni violente contro medici e sanitari vari. Questo malessere
colpisce anche altri settori della sanità, come gli ambulatori di
guardia medica, i reparti degli Ospedali ecc., dove molte volte sono
soprattutto le donne ad essere aggredite e/o violentate. Anche il
ruolo del presidio del Posto fisso di Polizia presso i PS va rivisto
e potenziato, altrimenti non ha senso che questo ufficio svolga
meramente solo il compito di registrare i referti dei pazienti
soggetti a denuncia obbligatoria da parte dei medici, in particolare
in orari limitati della giornata, ma occorre che questo servizio di
Polizia venga svolto in orario continuato, specialmente di notte, che
comprenda quella condizione di intervento e sicurezza in caso di
aiuto per una qualsiasi azione di violenza in Ospedale. Perciò non è
sufficiente quanto stabilito con l’ultimo decreto del Ministero
della Salute nel 2022, il quale ha istituito un “Osservatorio
Nazionale sulla Sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e
socio sanitarie”, in quanto i dati di aggressione ahimè sono in
continua crescita. Pertanto bisogna rafforzare questo importante
servizio di Polizia per assicurare quel controllo di prevenzione
necessaria in ambito sanitario, nonché ripristinarlo in quegli
Ospedali in cui sono presenti in particolare modo le strutture dei
Pronto Soccorso, altrimenti la mancanza di sicurezza può arrivare ad
inficiare il diritto fondamentale alla tutela della salute come
sancito dalla Costituzione.
E’
evidente che il taglio di tanti Ospedali negli ultimi dodici anni e
la carenza della medicina territoriale ha contribuito a peggiore le
condizioni sanitarie in quasi tutto il territorio nazionale,
specialmente in quelle Regioni più disagiate come nella fattispecie
la Calabria che essendo stata commissariata dal 2010 per un enorme
deficit di bilancio ha avuto un taglio di 18 Ospedali.
Occorre
una nuova politica, più sensibile alla sanità, che provveda
immediatamente, con risorse economiche proporzionate, a colmare
queste inefficienze che si manifestano tutti i giorni in tanti
Ospedali d’Italia, in primis per la grave carenza di personale
sanitario, medici, infermieri, oss, tecnici ecc., nonché
l’adeguamento e rinnovamento delle strutture ospedaliere con
sistemi ed apparecchiature sanitarie moderne, altrimenti si metterà
a repentaglio l’assistenza e la cura dei cittadini. Sottolineando
che la scarsità dei medici ed infermieri, che dovrebbero
specializzarsi in medicina di emergenza ed urgenza, in particolare
modo i chirurghi ed anestesisti per i Pronto Soccorso, dovrebbe
essere stimolata con concorsi e formazione attrattiva, soprattutto
con stipendi privilegiati, altrimenti nessuno sceglie questa
qualifica molto ricercata e necessaria per tutto il sistema
sanitario.
Viene
rimarcato che la difficile situazione di quest’ultimi tempi di
pandemia, ha messo in forte sofferenza moltissime strutture sanitarie
e purtroppo le liste di attesa si sono triplicate, con il conseguente
rischio di porre in forte pericolo la vita delle persone che
necessitano soprattutto di interventi chirurgici e cure urgenti, del
tipo tumorali, cardiologiche, neurologiche ecc..
Infine,
viene evidenziato che nel rispetto della competenza nazionale, quale
materia di legislazione concorrente, così come stabilito dalla
riforma del Titolo V della Costituzione, necessita una sanità più
equa, che venga superato quel divario di sproporzionalità tra le
varie sanità regionali (20 - più le province autonome), al fine di
ottenere il più alto possibile quei livelli di qualità essenziali
di protezione dei diritti civili e sociali (LEP), più omogenei su
tutto il territorio nazionale, in modo da evitare quella continua
migrazione di tante persone povere che si devono spostare da quelle
località più sfavorite per curarsi nelle Regioni più avvantaggiate
ed efficienti.
Viene
ricordato che la salute è il bene più prezioso per l‘umanità e
quindi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dedicato la
celebrazione della giornata mondiale della salute il 7 aprile di ogni
anno (data della nascita dell’OMS il 7 aprile 1948).