lunedì 6 marzo 2023

Nota Stampa Edizioni Cliodea: Dossier sulla Sicurezza Sanitaria e Diritto alla Salute - Studio e Analisi a cura di Romeo Franco Tenuta (Sottotenente OF-1, Ris) - Reparti Speciali “Arma dei Carabinieri”

Dossier sulla Sicurezza Sanitaria e Diritto alla Salute, riguardante un profilo di studio ed analisi a cura di Romeo Franco Tenuta (Sottotenente OF-1, Ris), appartenente ai Reparti Speciali dell'“Arma dei Carabinieri”, in occasione dell'evento pandemico, riferito all'11 Marzo del 2020, giorno in cui l'OMS - l'Organizzazione mondiale della Sanità - a causa dell'aggravarsi della situazione sanitaria globale, definì poi come infezione da COVID-19.

Questo momento storico di pandemia da virus Covid 19, ha indotto l’autore a realizzare un complesso lavoro sulla sicurezza sanitaria e diritto alla salute, ponendo l’attenzione su diverse discipline di questo importante tema che sicuramente necessita di grandi interventi economici e partecipazione globale, onde poter raggiungere quei livelli essenziali di assistenza e cura che ogni persona ha il diritto di ricevere nel corso della sua vita.

In questa nota stampa viene riportata una sintesi significativa sulla lunga attività svolta nell’ambito dell’immenso campo sanitario.

Il compendio mette a disposizione del lettore un insieme di contenuti tecnici scientifici e giuridici che abbracciano il mondo sanitario ed il diritto alla cura, anche con il richiamo delle norme che regolano questo importante argomento.

Partendo dai principi universali approvati nel 1946 ed in vigore dal 1948 dalla costituzione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), nel cui preambolo viene stabilito che bisogna ottenere:il raggiungimento in materia di sanità pubblica, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute", definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “mera assenza di malattie o infermità”.

I suddetti capisaldi vengono affermati nel nostro ordinamento con l’art. 32 della Costituzione, il quale prevede il  diritto primario fondamentale, individuale, inviolabile ed assoluto, ossia un bene di rilevanza collettiva”. La norma chiarisce il diritto all’integrità fisica e psichica, sia nel senso di poter avere trattamenti medici di prevenzione e cura, sia nel senso di poter godere di un ambiente di vita e lavoro salubre. Tuttavia, da esso non deriva il diritto a cure gratuite per tutti, essendo garantite solo per gli indigenti. Il diritto implica in senso negativo l'assenza di malattia, in senso positivo lo stato di completo benessere fisico e mentale.

Dopo l’ultima modifica costituzionale del 2022 rientrano nella fattispecie anche gli articoli 9 e 41, rispettivamente nel primo viene inserito il terzo comma tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”, mentre nel secondo (art. 41) il comma due stabilisce che “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

La previsione della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema era già stata introdotta nel secondo comma dell’art. 117 con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, tra le materie riservate alla potestà legislativa esclusiva dello Stato.

Anche il primo comma dell’art. 191 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea del 2012 (TFUE), dispone che la politica dell'Unione in materia ambientale contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi:

  • salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente;

  • protezione della salute umana;

  • utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali;

  • promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici.

Per agevolare la comprensione sulla vastità dell’argomento nella sua visione globale, è stata realizzata una disamina della tematica sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN), richiamando le fonti delle Convenzioni e Trattati internazionali che contengono articoli o clausole universali relative alla sicurezza e diritto alla salute, quali: l’Organizzazione Mondiale della Sanità; la Convenzione di Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali; il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali, Culturali e Politici; il Regolamento Sanitario Internazionale; la Convenzione Americana sui Diritti Umani (patto di San José di Costarica); la Carta sociale Europea; la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE e Protocolli vari; la Carta Europea dei Diritti del Malato.

In tutte queste fonti troviamo cenni storici, disposizioni e richiami sulla sicurezza sanitaria e diritto alla salute che rappresentano i fondamenti universali in tema sanitario.

Percorrendo in breve le tappe sin dall’unità d’Italia dal 1863, la tutela della salute era affidata al Ministero degli interni. Nel 1907 nasce il Testo Unico sulle leggi sanitarie. Nel 1958 nasce il Ministero della Salute con il quale vengono istituiti a livello territoriale:

- gli uffici del medico e del veterinario provinciale, coordinati dal Prefetto;

- gli uffici sanitari dei Comuni e dei consorzi;

- gli uffici sanitari speciali (di confine, porto e aeroporto).

Nel 1968 viene esteso il diritto all’assistenza ospedaliera a tutti i cittadini, italiani e stranieri. L’effetto fu quello di organizzare gli Enti ospedalieri per uniformare e rendere più razionale la rete sanitaria: tutte le strutture furono sottoposte agli stessi obblighi e controlli e gli Ospedali furono classificati in Zonali, Provinciali e Regionali. Nel 1978 fu istituito il SSN e riordinato nel 1990. Con il successivo riordino del 1999 è stato rafforzato il potere delle Regioni che introdussero l’aziendalizzazione, in modo da garantire a tutti i cittadini i livelli uniformi ed essenziali di assistenza (LEA) e le prestazioni appropriate. Nel 2001 viene riformato il Titolo V della Costituzione (vds art. 117) e quindi vengono delineate le competente sta Stato e Regioni. Lo Stato ha competenza esclusiva per la profilassi internazionale, determina i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” (LEP) e i principi fondamentali nelle materie di competenza concorrente. Mentre le Regioni assicurano i servizi di assistenza sanitaria e ospedaliera. Da questo momento il Ministero della Sanità prende il nome di Ministero della Salute, il quale si compone del Consiglio Superiore della Sanità, del Segretariato Generale con le varie direzioni di competenza settoriale, nonché degli uffici periferici, degli Organi collegiali, dei Comitati tecnici con l’unità di crisi permanente.

Nel 1980 nasce il Tribunale per il diritto del malato su iniziativa dall’Associazione di Cittadinanzattiva che non è un vero e proprio Tribunale, ma un Organo che ha lo scopo di tutelare e promuovere i diritti del malato in campo sanitario ed assistenziale per evitare delle discriminazioni. Con l’avvio di questa Associazione nel 2002 nasce la Carta Europea per i diritti del malato, la quale stabilisce 14 diritti fondamentali del paziente.

 

La sicurezza delle cure

Nel 2017 con la legge 24 del Ministero della Salute viene istituita la sicurezza e i criteri per le cure sulla persona assistita, nonché la responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie, fissando i principi per la gestione del rischio clinico in sanità (clinical risk management), che caratterizzano l’insieme di varie azioni messe in atto per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie e garantire la sicurezza dei pazienti. La Legge 24 ha istituito l’Osservatorio Nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità (presso l’AGENAS -Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali-) con il compito di coordinare e favorire l’implementazione dei programmi e il raccordo tra le Regioni e i diversi attori nazionali coinvolti (oltre al Ministero, ISS, AIFA, AGENAS stessa, Regioni, Università, Ordini professionali, Società scientifiche, Associazioni di cittadini, ecc.). La Legge 24, ha inoltre, riorganizzato il Sistema nazionale delle linee guida per il quale il Ministero ha curato l’elenco delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie in attuazione dell’art.5. L'elenco sarà aggiornato ogni due anni. Nel 2017 vengono aggiornati anche i LEA.

In sintesi, la Legge 24, in particolare l’art. 1, prevede “la sicurezza delle cure in sanità”:

1) la sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell’interesse dell’individuo e della collettività;

2) la sicurezza delle cure si realizza anche mediante l’insieme di tutte le attività finalizzate alla prevenzione e alla gestione del rischio connesso all’erogazione di prestazioni sanitarie e l’utilizzo appropriato delle risorse strutturali, tecnologiche e organizzative;

3) alle attività di prevenzione del rischio messe in atto dalle strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private, è tenuto a concorrere tutto il personale, compresi i liberi professionisti che vi operano in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.

Questo articolo richiama i principi della Raccomandazione 2009/C 151/01 del 9 giugno del 2009, del Consiglio d’Europa, aggiornata il 16/12/2014 (2014/C 438/05), che segue i lavori dell’OMS in materia di sicurezza sanitaria, ovvero tutto ciò che riguarda la sicurezza dei pazienti, compresi la prevenzione ed il controllo delle infezioni e resistenza agli antimicrobici associate all’assistenza sanitaria.

 

Dati statistici al 2019 delle strutture sanitarie in Italia ricavati dall’Annuario del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute

Al 2019 erano presenti 992 strutture ospedaliere tra pubblici (515) e privati (477) per un totale di 210.664 posti letto. Nell’arco di dieci anni, a partire dal 2010 il numero degli ospedali è sceso di ben 173 unità tra il 2010 e il 2019, tra pubblico e privato, sono stati tagliati 43.471 posti letto tra degenze ordinarie, day hospital e day surgery. Partendo dal confronto dei dati in dieci anni, i medici di famiglia nel 2010 erano 45.878 circa, mentre nel 2019 sono diventati 42.428 (-3.450). Nello specifico, si registra un passivo di 5.132 medici, 7.374 infermieri, 3.450 medici di famiglia, 592 medici di continuità assistenziale e 310 pediatri.

In diminuzione anche i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) dai 12.104 che erano nel 2010 sono diventati 11.512 circa nel 2019 (-592). Anche i pediatri nel 2010 erano 7.718 e sono diminuiti di 7.408 nel 2019, perdendo 310 unità.

In sintesi da uno studio condotto dai medici della Federazione CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) e FESMED (Federazione Sindacale Medici Dirigenti) tra il 2010 ed il 2020 sono stati tagliati circa 111 ospedali pubblici e 113 strutture di PS, nonché 37 mila posti letto e 29 mila sanitari.

 

Il Pronto Soccorso

I punti dolenti della sanità italiana sono soprattutto i Pronto Soccorso, poiché versano in grave difficoltà e sofferenza per la carenza di personale specializzato in medicina di emergenza e urgenza, non di meno di reparti sufficienti e moderni, in particolare per quanto riguarda la disponibilità dei posti letto, al fine di soddisfare il fabbisogno nazionale. In concreto si può dire che non si trovano medici qualificati che vogliano svolgere questo tipo di attività di medicina d’urgenza. Ad oggi Mancano circa 5 mila medici di cui il 30% rappresenta quello del settore dei PS. Nel 2015 i DEA di I° livello erano 264 e quelli di II° livello 108, per un totale di 671 EMS (Emergency Medical Services), mentre al 2019 sono diventati 636 con una diminuzione di 35 unità, con un calo crescente di 293 unità rispetto al 2005. Purtroppo oggigiorno ricorrere al Pronto Soccorso comporta spesso lunghe attese prima di essere visitati dopo l’accesso al Triage, in quanto a volte il codice di valutazione della priorità non è sempre fedele alle reali condizioni di salute del paziente, al fine di sottoporlo ad un intervento appropriato e quindi lo stesso può incorrere a gravi rischi, come succede tante volte su tutto il territorio nazionale. Per tale motivo i Pronto Soccorso andrebbero potenziati, riorganizzati, alleggeriti dai tanti accessi superflui (cosiddetti codici bianchi e anche verdi) che non hanno alcun bisogno di cure in condizioni di emergenza e urgenza, ma di semplici interventi di medicina generale dai medici di famiglia. Ormai i Pronto Soccorso sono diventati dei rifugi, sia da un punto di vista medico e sia di ritrovo di tanti senza tetto, come se questi luoghi fossero dei punti di accoglienza sociale assistenziale, soprattutto nelle grandi città. Gli accessi ai PS solitamente sono coordinati dalle Centrali Operative che fanno capo al numero nazionale 118 ed al numero unico europeo 112, tramite le quali vengono smistati i pazienti in base alla disponibilità di posti presso i vari Ospedali dislocati su tutto il territorio italiano. Purtroppo tuttora non esiste una copertura omogenea in ambito nazionale, per cui ci sono ancora alcune aree regionali, specialmente quelle più disagiate che faticano a fare decollare questo importante servizio delle centrali uniche.

La medicina di prevenzione, tanto propagandata dagli Organi sanitari e di istruzione, potrebbe aiutare il cittadino a vivere meglio ed evitare di ammalarsi presto, soprattutto per scongiurare quei fatti di rischio importanti che potrebbero nuocere gravemente a determinati individui o fasce di popolazione. La prevenzione si suddivide in tre livelli:

  • la prima attraverso una corretta diagnosi, tende ad evitare la manifestazione di un evento patologico, osservando i principi essenziali di controllo sui fattori di maggiore rischio, in modo da scongiurare la comparsa di una malattia e/o attenuarne la gravità;

  • la seconda invece tende a ridurre una patologia già in corso ed in stato avanzato, in modo che venga intrapresa la giusta terapia e curata in maniera efficace, onde ottenerne la guarigione, riducendo il rischio di mortalità, come ad esempio per i malati di ictus o da infarto del miocardio;

  • la terza ha il compito di prevenire le cosiddette recidive, ovvero le ricadute della malattia, predisponendo la corretta assistenza tecnica per la riabilitazione del paziente, anche attraverso controlli periodici clinici e terapeutici, soprattutto per quei malati cronici o irreversibili.

Purtroppo quanto ciò detto non corrisponde alla realtà, perché solitamente ricorrono alla medicina di prevenzione i benestanti perché si possono permettere di pagare senza difficoltà anche presso le strutture private, mentre le persone povere spesso rinunciano a questo tipo di cura per una serie di difficoltà, sia di tipo economico e sia di accesso al SSN spesso per i tempi lunghissimi, come ad esempio effettuare una semplice mammografia e/o visita oculistica. La diagnosi precoce è estremamente importante per i cittadini, che in egual misura, senza distinzione di classe sociale, nel rispetto dei tempi necessari, possono ricorrere facilmente alle cure, con visite specialistiche, senza difficoltà di accesso di tipo economico nelle strutture pubbliche e private, ma soprattutto quando lo Stato mette a disposizione un servizio efficiente e veloce, attrezzato con strutture e strumenti sanitari all’avanguardia, con personale adeguato, ma innanzitutto omogeno su tutto il territorio nazionale al fine di garantire una buona prevenzione per le persone bisognose.

L’educazione sanitaria, rappresenta la disciplina di base per il benessere di ogni persona, perché sin dall’adolescenza si devono acquisire quegli elementi necessari per condurre una vita sana ed evitare la manifestazione di infezioni e malattie precoci. L’educazione sanitaria viene contemplata negli Organi istituzionali con percorsi formativi e di istruzione sin dai primi anni scolastici. Per cui una buona conoscenza educativa sanitaria può permettere di indirizzare la persona ad una corretta ed appropriata cura della salute, soprattutto per evitare e/o diminuire i costi e gli sprechi, quali esami strumentali e diagnostici, nonché le visite specialistiche e l’assunzione di farmaci costosi.

L’educazione sanitaria sin dagli anni sessanta viene esercitata negli ambiti degli istituti di istruzione, ma purtroppo a tutt’oggi ancora non fa parte integrante delle discipline obbligatorie di insegnamento nelle scuole di primo e secondo grado, ovvero tra le materie delle scienze naturali, motorie/sportive, chimiche e biologiche.

L’educazione sanitaria deve coprire diversi temi, ossia l’insegnamento alimentare, l’igiene della persona, l’individuazione della pratica sportiva più adatta a ciascun soggetto, l’apprendimento di nozioni basilari di pronto soccorso, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, fino all’individuazione di fattori di rischio comportamentale, quali l’alcool, il fumo, la droga, la vita sedentaria e gli eccessi all’alimentazione.


Per quanto concerne il difficile comparto dei Pronto Soccorso e dell’Educazione Sanitaria sono state presentate delle proposte separate di modifica di legge da parte di alcuni parlamentari della precedente legislatura in attesa che vengano prese in esame dal nuovo esecutivo.

 

Il PNRR

Nel 2019, con l’inizio della pandemia del virus da Covid19 sono state riscontrate molte criticità in quasi tutte le nazioni del mondo, tra le quali soprattutto la nostra, in quanto si è trovata del tutto impreparata a fronteggiare l’inaspettata emergenza, in particolare per la carenza dei sistemi protettivi individuali, per i reagenti da sviluppare i tamponi attraverso i pochi laboratori certificati, nonché tante altre apparecchiature sanitarie specifiche per il caso pandemico. Per fronteggiare il grave fenomeno l’Unione Europea ha predisposto importanti finanziamenti economici pluriennali, a partire dal 2021 fino al 2027, tramite lo strumento dei cosiddetti Recovery Found e Next Generation EU, da noi indicato come PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza), per un ammontare complessivo di 750 miliardi di euro, suddivisi tra gli Stati membri. La tranche più importante di 191,5 miliardi è stata assegnata all’Italia in quanto Nazione che per prima è stata maggiormente colpita dalla pandemia. Il piano di aiuti del PNRR consiste nella realizzazione di una serie di riforme economiche, suddivise in sei missioni che comprendono diverse tematiche, tra le quali la mission 6 che riguarda il comparto del sistema sanitario. In sintesi il provvedimento dei fondi del PNRR destina circa 8 miliardi per la medicina territoriale, di cui 2 miliardi stanziati per realizzare 1.350 Case di Comunità oltre le 493 Case della Salute già attive, 400 Ospedali di Comunità con 20-40 posti letto ciascuno e 600 Centrali Operative territoriali per ogni distretto sanitario, per un complessivo di 6000 progetti di investimenti in contratti (CIS) - (contratti istituzionali di sviluppo). In sostanza oltre il 40% dei fondi, pari a 82 miliari di euro, sono stati destinati al Mezzogiorno per realizzare le reti di prossimità, le strutture intermedie e di telemedicina, nonché per l’assistenza sanitaria territoriale, il rafforzamento dei servizi sanitari territoriali compresa l’assistenza domiciliare, l’ammodernamento tecnologico e digitale delle infrastrutture. Purtroppo i fondi del PNRR non prevedono risorse per concorsi ed assunzione di nuovo personale sanitario, per cui sarà compito dello Stato italiano destinare altri finanziamenti sufficienti per colmare questo forte deficit.

 

Conclusione

Nonostante i tagli consistenti di tante strutture sanitarie negli anni trascorsi, gli investimenti per la sanità sono sempre aumentati e comunque restano insufficienti per migliorare lo stato delle condizioni precarie di alcuni nosocomi del territorio nazionale. In particolare viene manifestata la grave sofferenza di molti Pronto Soccorso italiani, in quanto non riescono ad accogliere in tempi ragionevoli le numerose richieste di accesso dei cittadini che quotidianamente si recano in Ospedale per farsi curare. E’ soprattutto la carenza del personale sanitario di medicina di emergenza ed urgenza che nuoce in senso negativo, poiché le attese ai PS per essere visitati si prolungano di tante ore, anche di giorni, con il grave rischio di pregiudicare lo stato di salute dei pazienti perché qualche volta purtroppo ci lasciano la vita. Anche le condizioni logistiche delle strutture di accesso ai PS sono insufficienti ed inadeguate per soddisfare dignitosamente la ricezione dei malati, perché spesse volte vengono ammassati in grandi saloni (del tipo openspace), in modo promiscuo, uno vicino all’altro, senza nessuna privacy tra uomini e donne, con il conseguente rischio di infezioni soprattutto per quelle persone più fragili. Perciò nei PS necessitano più spazi frazionati e salette separate, costruiti con tecnologie e strumenti moderni per meglio monitorare i vari pazienti in cura, specialmente per contenere quelle persone che soffrono in principale modo di malattie psichiatriche e/o da alcol e droga, che solitamente urlano e disturbano gli altri ammalati particolarmente nelle ore di riposo notturno.

Purtroppo in questi ultimi tempi, nonostante tutte le problematiche sopra citate, compreso il sovraccarico di lavoro con poco personale, nonché le lungaggini di intervento per la cura in emergenza e urgenza, presso i Pronto Soccorso si sono verificati gravi episodi di intolleranza da parte di alcuni pazienti e non, che non trovando immediata risposta per le visite si sono lasciati andare ad aggressioni violente contro medici e sanitari vari. Questo malessere colpisce anche altri settori della sanità, come gli ambulatori di guardia medica, i reparti degli Ospedali ecc., dove molte volte sono soprattutto le donne ad essere aggredite e/o violentate. Anche il ruolo del presidio del Posto fisso di Polizia presso i PS va rivisto e potenziato, altrimenti non ha senso che questo ufficio svolga meramente solo il compito di registrare i referti dei pazienti soggetti a denuncia obbligatoria da parte dei medici, in particolare in orari limitati della giornata, ma occorre che questo servizio di Polizia venga svolto in orario continuato, specialmente di notte, che comprenda quella condizione di intervento e sicurezza in caso di aiuto per una qualsiasi azione di violenza in Ospedale. Perciò non è sufficiente quanto stabilito con l’ultimo decreto del Ministero della Salute nel 2022, il quale ha istituito un “Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie”, in quanto i dati di aggressione ahimè sono in continua crescita. Pertanto bisogna rafforzare questo importante servizio di Polizia per assicurare quel controllo di prevenzione necessaria in ambito sanitario, nonché ripristinarlo in quegli Ospedali in cui sono presenti in particolare modo le strutture dei Pronto Soccorso, altrimenti la mancanza di sicurezza può arrivare ad inficiare il diritto fondamentale alla tutela della salute come sancito dalla Costituzione.

E’ evidente che il taglio di tanti Ospedali negli ultimi dodici anni e la carenza della medicina territoriale ha contribuito a peggiore le condizioni sanitarie in quasi tutto il territorio nazionale, specialmente in quelle Regioni più disagiate come nella fattispecie la Calabria che essendo stata commissariata dal 2010 per un enorme deficit di bilancio ha avuto un taglio di 18 Ospedali.

Occorre una nuova politica, più sensibile alla sanità, che provveda immediatamente, con risorse economiche proporzionate, a colmare queste inefficienze che si manifestano tutti i giorni in tanti Ospedali d’Italia, in primis per la grave carenza di personale sanitario, medici, infermieri, oss, tecnici ecc., nonché l’adeguamento e rinnovamento delle strutture ospedaliere con sistemi ed apparecchiature sanitarie moderne, altrimenti si metterà a repentaglio l’assistenza e la cura dei cittadini. Sottolineando che la scarsità dei medici ed infermieri, che dovrebbero specializzarsi in medicina di emergenza ed urgenza, in particolare modo i chirurghi ed anestesisti per i Pronto Soccorso, dovrebbe essere stimolata con concorsi e formazione attrattiva, soprattutto con stipendi privilegiati, altrimenti nessuno sceglie questa qualifica molto ricercata e necessaria per tutto il sistema sanitario.

Viene rimarcato che la difficile situazione di quest’ultimi tempi di pandemia, ha messo in forte sofferenza moltissime strutture sanitarie e purtroppo le liste di attesa si sono triplicate, con il conseguente rischio di porre in forte pericolo la vita delle persone che necessitano soprattutto di interventi chirurgici e cure urgenti, del tipo tumorali, cardiologiche, neurologiche ecc..

Infine, viene evidenziato che nel rispetto della competenza nazionale, quale materia di legislazione concorrente, così come stabilito dalla riforma del Titolo V della Costituzione, necessita una sanità più equa, che venga superato quel divario di sproporzionalità tra le varie sanità regionali (20 - più le province autonome), al fine di ottenere il più alto possibile quei livelli di qualità essenziali di protezione dei diritti civili e sociali (LEP), più omogenei su tutto il territorio nazionale, in modo da evitare quella continua migrazione di tante persone povere che si devono spostare da quelle località più sfavorite per curarsi nelle Regioni più avvantaggiate ed efficienti.

Viene ricordato che la salute è il bene più prezioso per l‘umanità e quindi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dedicato la celebrazione della giornata mondiale della salute il 7 aprile di ogni anno (data della nascita dell’OMS il 7 aprile 1948).

Nessun commento:

Posta un commento