mercoledì 25 novembre 2009

Religioni e Dottrine Misteriosofiche della Grecia e dell'Antico Oriente



Il prof. Ottavio Amilcare Bisignano, noto e illustre studioso di problemi di storia e filosofia, opera da anni con meticolosa perseveranza, acute considerazioni nei più importanti campi inerenti alla Filosofia, in cui porta non solo la sua appassionata e attenta ricerca, ma altresì il vigore spirituale, che gli permette d'indagare - con percorsi intelligenti e a vasto raggio - in una complessa materia che riguarda la storia suprema dell'umanità. Dopo aver dedicato il suo interessantissimo studio all'Illustre Maestro, prof. Dott. Bruno Coccimiglio, da poco scomparso, personalità di altissimo livello intellettuale e morale, l'Autore compie un excursus in cui impegna il suo attivismo scrupoloso nell'esame, straordinariamente puntiglioso e degno dell'Uomo dotato d'ingegno versatile e profondo, dei problemi concernenti il vastissimo capitolo delle religioni, dei miti, delle dottrine remote e misteriosofiche, di cui coglie, con indagine scrupolosa e con larghezza infinita di vedute, le motivazioni spirituali che hanno accompagnato l'umanità nei suggestivi millenni del passato, secondo visioni di un'interiorità primordiale vissuta, comunque, alla ricerca dei significativi comportamenti, da cui sono emerse vicissitudini propedeutiche allo sviluppo etico-religioso dell'uomo nel lontano passato. L'esame che il prof. Bisignano compie procede con sistematica e onnipresente scoperta dell'anima religiosa delle generazioni, di cui mette in risalto tradizioni, culti, manifestazioni legate nelle generazioni e manifestata con un certo senso d'imo potenza proprio di quell'umanità che si trascina, talora, nell'incubo di uno smarrimento, dal quale vuole liberarsi. Essa vuole liberarsi da una condanna che avverte come struggente bisogno di una luce liberatrice, capace di allontanare un incubo opprimente: attende, quindi, un soccorso che valga a nullificare o, almeno, diradare il buio che incombe sui disagi degli esseri umani. E allora l'umanità guarda alla speranza della venuta di un personaggio straordianrio, ad un Salvatore del mondo, ad un Pastore di popoli, il quale, generato da una Vergine, doveva combattere contro i nemici fino a vincere sui figli delle tenebre, offrendosi in sacrificio, per poi risorgere, invincibile Mediatore presso il Padre. È questa una lezione infallibile: l'uomo deve redimersi, essendo decaduto dallo stato di perfezione per colpa del peccato commesso all'origine dell'umanità. In tutta la logica e la materia della salvezza dell'uomo, s'innestano gli insegnamenti e gli arcani e misteriosi riti che costituiscono la storia della nostra salvezza, raccontata nella Bibbia: dal peccato originale, del primo annuncio, del futuro Salvatore, preannunciato per mezzo dei Profeti col nome di Messia, all'avvento della Nuova Alleanza, con la quale Gesù Cristo compie la Redenzione dell'Umanità, annullando per sempre ogni sacrificio cruento e superando ogni altra forma cultuale pagana, per conciliarsi con la divinità. Ed in effetti si avvera una realtà molto importante che trova riscontro nella prefazione forse del quarto Vangelo scritta da S. Giovanni e rivolta a tutte le chiese dell' Asia Minore, in cui si evince l'amore di Dio verso di noi, dimostrato dal fatto che il Padre ha mandato il suo ,Figlio Unigenito per espiare i nostri peccati. Quindi il Figlio assurge al ruolo di Salvatore del mondo. Ne deriva che Gesù, espressione dell'incarnazione di Cristo Salvatore, è autore del trionfo e dominio sul peccato e sulla morte. Il nostro Autore, compie inizialmente un lungo e minuzioso percorso negli eventi della mitologia e si addentra nel fascinoso racconto degli eventi che furono alla base della primitiva religiosità, nel corso della quale, l'uomo attraverso intuizioni, nate da riflessioni sul mondo della natura, dà corpo a divinità misteriose che suscitano la fantasia e sospingono all'esame degli eventi e dei misteri. Nella mitologia che si coglie nei raffronti che formano oggetto di ammirazione e di culto, l'uomo dell'età più remota rinviene a conclusioni che stimolano l'indagine, a volte fantasiosa, la quale dà origine ai miti su cui il genio poetico e filosofico imprime valori che non sfuggono alla coscienza e, quindi, alla diligente ricerca. Il nostro Scrittore dà inizio e corpo al racconto etico-religioso, senza trascurare le vicende, studiando con riflessioni gli innumerevoli e significativi capitoli di quella storia, legata, a volte, ad esperienze profane ed emotive, ma non per questo estranee alla natura, per quanto primitiva, della famiglia umana. Ma la riflessione mitologica s'identifica spesso con la realtà biblica che forma oggetto di narrazione "protostorica". (Benito Soranna)



Introduzione


Il concetto di religione e i significati annessi a tale termine, prima attribuiti alla sola dimensione del cristianesimo, sono stati estesi a comprendere le culture precedenti pre-cristiane, a torto confinate nel visione del paganesimo e nella realtà distinta del politeismo, con le dovute eccezioni monoteistiche presenti nella cultura egizia, nell’area mediorientale e più tardi nelle americhe.
Tale limite psicologico e culturale, determinato e condizionato dalla visione occidentale nei contatti con altre culture esterne all’area europea, improntava la considerazione sugli usi, costumi e credenze di altre popolazioni a visioni totalmente estranee rispetto alla concezione della religione, incardinata su radici culturali fondatamente cristiane, che escludevano tali popoli dalla dimensione del sistema della religione assegnata al cristianesimo.
Anche componenti di visione non solo politeistica ma anche monoteistica, presenti in popolazioni primitive, consideravano qualsiasi essere extraumano concepito da altre culture quale “divinità”, appartenente al sistema delle proiezioni tradizionali e culturali a cui si applicavano definizioni di categorie e tipologie distintive per etnie associandone altresì a luoghi geografici i caratteri peculiari che identificavano e, come in parte avviene ancor oggi, i culti relativi ad esempio all’ “animismo”, al “totemismo”, al “feticismo” limitando a semplici osservazioni e identificazioni per categorie le realtà espressive dotate, invece, di profonda qualità culturale e umana.
Ancor più, la incomprensione rituale connessa a carenza di concettualità di fondo portò a distinguere culti e manifestazioni nella dimensione della magia, da considerare quale momento di evoluzione e comunque preliminare alla fase della religione vera e propria.
La interpretazione dei fatti attinenti alla ‘sfera religiosa’ portò alle tesi evoluzioniste di uno sviluppo graduale dell'umanità da una fase magica, in cui le azioni rituali sollecitano un soggetto extraumano ad agire portando il “sacro” nel mondo della contingenza e in cui l'intervento umano è soltanto parziale, a una fase più propriamente religiosa, in cui viene ad essere coinvolta anche la concezione del mito, basata sulla visione della sacralità e comunque sottratta alla contingenza storica e cioè al pensiero umano.
E’ palese in tale visione, che tentava di racchiudere nel rapporto sacro-profano proprio delle visioni animiche e nella divisione tra umano e divino, espresso dai temi della mitologia classica, una storicizzazione razionalista della religione tesa a sistematizzare il campo della ricerca.
Il confronto, inteso come analisi comparata tra le varie ‘religioni’ si avvia già nel XVIII° secolo. Periodo in cui vengono messe a confronto le religioni primitive africane con quella dell’antico Egitto e le religioni dell'antichità classica con quelle degli Indiani d'America, evidenziando una presa di coscienza atta a definire un concetto di religione che racchiudesse la realtà occidentale e quella extraoccidentale a seguito dei processi di colonizzazione molto attivi e stabili al periodo.
Il pensiero illuminista considerò la religione una esigenza dell’uomo, al quale attribuiva l’origine della mitologia, nonché elemento costitutivo della civiltà secondo una visione vichiana.
A. Comte, più tardi, definì la religione un momento del progresso umano, trasferito durante l’evoluzione dal feticismo al politeismo per giungere poi alla concettualizzazione del monoteismo, considerato da Hume la forma di religione più progredita.
La religione animica primordiale viene considerata il primo momento di sviluppo della esigenza religiosa a cui segue il politeismo, che restringe il campo della dimensione spirituale a poche figure divine, per concludersi, infine, nel monoteismo.
Senza tener conto che molti studi antropologici eseguiti presso popolazioni primitive confermavano, contro la teoria evoluzionistica, che l'idea di divinità personali, qualificabili come entità suprema, si trova anche presso tali culture.
Gli studiosi, di conseguenza, partendo da una esigenza istituzionale della religione come forma di coesione e strutturazione sociale, hanno inteso sottolineare l'origine sociale della religione, risalendo alle credenze presenti già nelle manifestazioni delle religioni primitive e sviluppandone una lettura comparata. E’ stata posta, perciò, come elemento costitutivo di ogni religione la credenza nella dimensione del ‘sacro’, che produce pratiche e riti capaci di garantire la coesione del gruppo.
In tale ottica sono stati studiati e approfonditi i temi e i contenuti delle grandi religioni storiche e i rapporti intimi fra le loro evoluzioni e quelle delle forme e delle organizzazioni sociali dominanti.
Dalla natura degli studi e delle ricerche filosofiche ed etno-socio-antropologiche sul problema della religioni, al quale si rimanda nella individuazione delle ricerche e degli studi che, ad oggi, hanno segnato lo sviluppo e il continuo dibattito sull’argomento, emerge un quadro di interesse ma di profonda limitatezza umana in cui l’esistenzialismo sociale, ovvero l’ideologia della società condotta fino alla persona, intende affermare sè stessa come singola e irripetibile realtà concreta, propugnando una apparente filosofia della libertà.
Ma ogni filosofia o sviluppo di pensiero che nega la possibilità di verità assolute e valori stabili e oggettivi, non può connettersi al bisogno dell’uomo e rappresentarne la totalità delle esigenze.
Per Protagora ogni singolo uomo “è misura di tutte le cose”, cioè per ognuno è verità ciò che gli appare pur nella varietà e nel contrasto. Idee comuni al relativismo individualistico sofista e allo scetticismo greco. Ancor adesso, il tema viene ripreso nel relativismo storico in etica:
«tutti i sentimenti morali variano secondo i popoli» per affermare, in tale visione, la concezione unitaria e progressista della storia e propugnare, in termini gnoseologi, la tesi della verità come processo illimitato di approfondimento e adeguamento all'oggettività del reale, cioè del materialismo storico.
Oggi si è volutamente dimenticato, nel processo di indagine critica sullo studio delle religioni, un dato fondamentale che riguarda e attiene all’intera società umana e alla singola persona, come individuo a sé e in comunione divina. Tale dato non soltanto ha segnato la presenza di un filo prima solo apparentemente nascosto ma, altresì, ha costituito il gradiente dell’ evoluzione umana fino a manifestarsi compiutamente nella persona del Dio –Uomo. Oltre e in superamento del processo di mitizzazione o interpretazione che è stato assegnato allo studio interpretativo e comparato delle religioni:
- il tema della ‘rivelazione’- ovvero il concorso partecipe della manifestazione divina alla realtà umana e la contestuale chiamata dell’uomo a compartecipare alla divinità stessa.
Come afferma l’autore nell’Epilogo dell’opera :
“Il presente studio approfondito delle Religioni, dei miti, delle dottrine arcane o misteriche, delle varie filosofie o scuole di pensiero e delle letterature antiche ci ha permesso di evidenziare e di conoscere le carenze inerenti ai culti e riti purificatori - originari per lo più dell'oriente - le incoerenze e contraddizioni delle concezioni e convinzioni intellettuali dei popoli pagani precristiani. Anche se - occorre dirlo - nelle tradizioni religiose di tutti i popoli orientali era fortemente allignata l'idea o la credenza di una non ben decifrata colpa originale, nonché il senso d'impotenza a liberarsi l'umanità dall'incubo e dall'angoscia di tale condanna; donde il vivo desiderio o l'attesa trepidante di un Eroe soccorritore, di natura divina, superiore a quella umana limitata e corrotta, che potesse - trionfando sul male - riportare l'umanità all'età dei "Re primitivi" o "Età dell'oro", della felicità paradisiaca - come si racconta nei miti mesopotamici…”
Non si tratta quindi di un compendio sulla storia delle religioni, non una cronaca sugli eventi che hanno assistito l’uomo quale costruttore di miti, neanche di una voluta e colta proposizione di eventi tesi a esaltare la intelligenza e nel contempo la qualità spirituale della ricerca umana. Ancor meno di un approfondimento giustificativo sulla fede in visione cristiana.
Lo studio, colto, attento e approfondito, è stato svolto con il bisogno profondo di comprendere la portata di un disegno complesso e multiforme, ma comunque unitario nella composizione e nella progressione espressiva.
La ricerca densa e particolareggiata, che analizza e approfondisce le religioni e le dottrine della cultura mediterranea, dell’antico oriente e dell’area estremo-orientale, ha percorso il viaggio dell’uomo nel confronto con la “divinità” attraverso il pensiero storico interiore, da cui è scaturito, un sistema di eventi, solo apparentemente distinti nel tempo e nello spazio, ma comunque ben decifrati e riconnessi fino a giungere, inevitabilmente e senza alcuna forzatura interpretativa ma con spontanea evidenza e consequenzialità di contenuti, a ritrovare e rivivere la grandioso visione che lega l’uomo a Dio.
Significativo il percorso che stabilisce i paradigmi e i rapporti tra la preparazione dell’avvento che parte dell’antica alleanza fino alle vivide enunciazioni neo-testamentarie attraverso i ‘testimoni’ o protagonisti biblici.
Si tratta, in sintesi, della conclusione di un percorso di liberazione per il raggiungimento della conoscenza della verità interiore, e della realtà poi, in un sistema in cui la emancipazione totale dell’uomo discende dalla annuncio della rivelazione cristica :
“…Cristo è l'equivalente termine greco, all'avvento della nuova Alleanza, perfetta ed universale, con la quale Gesù Cristo compie la Redenzione dell'Umanità, abolendo per sempre ogni altro sacrificio cruento, e superando ogni altra forma cultuale e rituale pagana, per riconciliarsi con la divinità…”
In quest’ultima frase, pur essa contenuta nell’epilogo dell’opera, sta il senso dello studio compiuto, che non rappresenta come lascito culturale la conclusione di un lavoro, bensì costituisce l’affermazione di un inizio, oggi ancor più significativo e indispensabile rispetto al nostro passato.


Marzo 2008


Fulvio Terzi

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