lunedì 25 gennaio 2010

Articoli: prof.ssa Mariarosaria Salerno

IL PRIMORDIALE NELL’ARTE DI SALVATORE PEPE.

Di Mariarosaria Salerno

Nell’ osservare le opere di Salvatore Pepe ho rievocato inconsciamente tutti gli sforzi che le cosiddette Avanguardie Artistiche del primo Novecento hanno effettuato nell’attuare nuove forme e linguaggi artistici.
Una ricerca durata anni di duro, intenso, sentito e profondo lavoro di ricerca e di sperimentazione.
Ed è quello che si nota nella produzione artistica di Pepe: un lavoro di ricerca formale e tecnica, che si manifesta con un linguaggio puro ed essenziale, solo all’apparenza minimalista; una sperimentazione continua di linguaggi e materiali che portano alle origini e all’essenza della realtà e della vita.
Le molte opere senza titolo fanno ben comprendere che non si è rappresentata volutamente, semplicemente ed accademicamente la realtà circostante, ma che si e’ andato ben oltre, alla ricerca di un infinito da rappresentare, di un invisibile da rendere visibile, di un primitivo ed ancestrale da condividere, con un percorso tecnico e dialettico, che vuole applicare nuove regole, innovativi canoni e nuovi contenuti.
Si rivela inoltre un assemblaggio tecnico di notevole interesse artistico: la ricerca artistica, di chi come Pepe ha frequentato una ottima Accademia di Belle Arti, associata alla passione per il design puro, tipico dei grandi architetti del Novecento: da Le Courbusier a Gropius, da Mies Van der Rohe a Brill.
Nelle varie opere creative intitolate “Istallazioni”, Salvatore assembla con maestria forme pure e materiali costruttivi diversi (ferro, plastica, rete metallica, tavole in legno, carte, tele, ecc.) creando sequenze operative di straordinario effetto scenico, che sicuramente rievocano materiali e realtà infantili, emerse psicologicamente nella sua continua ricerca materica in un intento di sublimazione delle realtà fruite.
Anche i colori solari, tipici del Mediterraneo, rievocano un’ infanzia fatta di riflessione e di meditazione, di assimilazioni e di una realtà positiva; i gialli ocra intensi e tutte le altre graduazione del giallo, così ricorrenti e le sfumature degli azzurri, rievocano cieli infiniti e mari limpidissimi, nella cui realtà Pepe cerca di mettere ordine e simmetria.
Molto utilizzati i colori della natura allo stato puro, dai colori delle “terre”, tipici dei graffiti preistorici, ai verde smeraldo dei fondali marini, alle distese dei prati calabresi.
Tutto ci riporta alle origini, all’arcano, al primordiale, con una costruzione scenica e prospettica completamente nuova, quasi impalpabile, a voler annientare il rapporto spazio-tempo.
Una ricerca che rievoca le applicazioni cubiste ed astrattiste con soluzioni completamente innovative, e rinvia inevitabilmente all’arte di Alberto Burri, per rimanere in Italia, o alle opere esposte presso il Museum of Contemporary Art di Los Angeles di Mark Rothko, e ancora alle esperienze di Pollok.
Minimalista!
Forse, ma solo ad un approccio superficiale, perché l’essenzialità delle forme rinvia ad un intento ben più profondo, che scava nel primordiale, a quel brodo che fermentato, assemblato, compenetrato ha dato origine al mondo, per i pagani; al caos iniziale, che ha ispirato Dio a creare l’Universo, per i credenti.
Tutto acquista ritmo, simmetria, ordine, in una espressione estetica rinnovata.
Questa è l’arte di Salvatore Pepe.



LE PATOLOGIE DELL’ ARTE

Di Mariarosaria Salerno

Le patologie artistiche sono molteplici e riguardano soprattutto il degrado dei manufatti architettonici o le problematiche connesse ai malesseri delle opere artistiche; in parallelo vi sono altri tipi di disturbi, che interessano, invece chi fruisce delle opere d’arte, tra i quali la più vistosa e conosciuta è la sindrome di Stendhal,che colpì lo scrittore nel 1917 durante un soggiorno romano e al quale si deve il nome.
Si tratta di una patologia di natura psicologica,che si manifesta attraverso una sensazione di malessere diffuso, avvertito da chi si trova al cospetto di un’opera d’arte,una specie di ebbrezza estetica,difficilmente contenibile.
Ne sono affetti soprattutto i turisti in visita nelle grandi città d’arte.
Il viaggi,o e le sensazioni di stress ad esso connesso, possono accentuare il disturbo per l’analogia associativa con il viaggio nell’arte, che spesso da soggetti particolarmente sensibili è considerato viaggio dell’anima, ma può colpire anche chi, nella propria città, si trovi di fronte ad un’opera che fa affiorare ricordi e sensazioni.
La casistica parla di soggetti quasi sempre soli, l’87%,che si trovano in luoghi particolarmente carichi di arte, tipo i musei, con alle spalle storie tendenti a rievocare crisi di identità, come vicende emozionanti, con la conseguente difficoltà nel contenimento delle stesse.
L’incontro ravvicinato con le opere d’arte non fa altro che risvegliare i contenuti più profondi dell’inconscio, affiorare la sofferenza mentale, che si manifesta come estasi della bellezza.
Ne conseguono crisi d’identità, accentuabili da tre elementi:personalità del soggetto,viaggio, e contesto culturale artistico,in cui l’opera d’arte drammatica o il nudo enfatizza il manifestarsi della patologia.
I sintomi vengono classificati attraverso le tipologie del disturbo.
Come espressione di disturbo emozionale, si possono avere crisi di panico,ansia somatizzata,palpitazioni,difficoltà respiratorie,malessere al torace,svenimento.
I disturbi di affettività si manifestano con stati di depressione,crisi di pianto,senso di colpa e di angoscia,oppure con stati di sovraeccitazione,euforia,esaltazione, assenza di autoetica.
Come disturbi di pensiero vi è una aterata percezione di suoni e colori o un senso di persecuzione.
Il thriller di Dario Argento,Sindrome di Stendhal, del 1996 con Asia Argento e Thomas Kretschmann, propose in forma esemplare,anche se romanzata,il “gorgo della psiche”, che si innesca da alcuni soggetti al cospetto dell’opera d’arte,assoluta, pura, incontaminata.




I MISTERI DELL’IMPERATORE


DAI VATICINI SULLA NASCITA ALLA MORTE

Di Salerno Mariarosaria

Della vita dell’imperatore Federico II di Svevia, figlio di Enrico VI Hohenstaufen e di Costanza d’ Altavilla si conosce quasi tutto: sono state pubblicate infinite biografie, alcune delle quali controcorrenti, altre che hanno evidenziato caratteristiche particolari o aspetti inediti della sua vita. Ciò che ha suscitato il mio interesse è stato sicuramente la sua caleidoscopica personalità: versatile, intelligente, aperta ai più ampi orizzonti della cultura, qualsiasi essa fosse.
Un uomo brillante, dal grande magnetismo. Ma anche la vita di un imperatore, così pubblica e al centro dell’attenzione, presenta dei misteri, fin dalle profezie riguardanti la sua nascita avvenuta a Jesi il 26 dicembre 1194.
Goffredo da Viterbo aveva anticipato al padre Enrico VI, i vaticini della sibilla Tiburtina, che indicava in quel bambino il futuro salvatore, il Cesare che sarebbe venuto a compiere tempi, “ lo scettro del mondo” che avrebbe riunito l’Oriente all’Occidente.
Il mago Merlino, dalla Bretagna, fece sapere che “Egli sarà un agnello da squartare, ma non da divorare, un leone furioso tra i suoi”.
Gioacchino da Fiore, dotato di spirito profetico, avrebbe comunicato ad Enrico VI, che la moglie Costanza era gravida, ma che essendo posseduta dal demonio avrebbe partorito un anticristo, per confondere l’umanità. Si tramanda inoltre che la stessa Costanza, disconoscendo di essere incinta, sognò di dover partorire un tizzone ardente, tizzone interpretato come una fiaccola, quindi una luce per l’Italia.
Di sicuro, Federico fu un uomo particolarissimo, soprattutto per l’epoca,non a caso definito “ Stupor mundi “.
Intraprendente,indomito,rivoluzionario,seppe farsi amare da papa Innocenzo III,suo tutore,divenendo poi ostile alla Santa Sede nel rifiuto delle crociate,che accettò in seguito solo per opportunità politica,riuscendo diplomaticamente ad istaurare accordi con gli Arabi,da cui assorbì le invenzioni scientifiche e tecnologiche,ma anche la filosofia esoterica.
La cultura araba lo influenzò molto,si abbeverò talmente alle fonti dell’esoterismo da essere considerato un “iniziato”. Questo aspetto è trattato ben poco dalle fonti letterarie,ma è facilmente rintracciabile nelle sue progettazioni architettoniche.
I castelli federiciani sono stati realizzati con riferimenti esoterici molto evidenti.
Il maniero di Castel del Monte, così famoso da essere presente sul retro della moneta da un centesimo, presenta otto lati, otto torri a pianta ottagonale,una corte interna ad ottagono; tali scelte architettoniche non possono ritenersi di natura puramente stilistica o funzionale.
Il numero otto per gli Arabi aveva un significato particolarissimo, che affonda le radici sia nell’esoterismo,che in astrologia: la forma ottagonale infatti trae origine dalla sovrapposizione ruotata di due quadrati ( e quattro sono i punti cardinali) e dall’ottava casa astrologica, settore della morte,ma anche della rinascita,perché alla morte materiale corrisponde una vita spirituale.
Il dualismo del numero otto e dell’ottava casa astrologica è ricco di significati.
Il numero otto inoltre esprime un significato più ampio, basti ricordare che se da verticale diviene orizzontale si ha il simbolo dell’infinito, utilizzato in matematica, pertanto è espressione di una realtà virtuale, fatta di nature parallele, dove vi è doppiezza,inversione, rovescio, sia materiale che spirituale.
E l’astrologia con i suoi misteriosi significati è stata largamente impiegata nelle decorazioni del maniero di Castel del Monte, sede privilegiata di Federico in Puglia,una sede ricca di fascino e di mistero,per gli studi e gli esperimenti che pare fossero condotti, che non può essere considerato baluardo difensivo, né residenza di caccia, bensì laboratorio scientifico,luogo di cultura e di ricerca.
D’altronde la magia e l’esoterismo sono riscontrabili anche nelle “Costituzioni di Melfi”, voluta dall’Imperatore con l’intentato di instaurare un ordinato vivere civile.
Il libro III, ai titoli LXIX - LXX tratta “droga, veleni e filtri d’amore”.
Riferimenti evidenti si riscontrano anche nelle “Leggi Ecologiche”, libro III, titolo XLVIII.
La vita di Federico è stata tutta permeata dallo studio e dall’approfondimento delle conoscenze esoteriche, che riguardavano “La Kabbala” la Scala Philosophorum, l’astrologia, la geomanzia e la numerologia.
Il numero otto,con il suo significato esoterico ed astrologico,ha influenzato anche la misteriosa morte di Federico,profetizzata dalla Sibilla Eritrea: “Egli chiuderà gli occhi in una morte segreta,ma continuerà a vivere. Tra i popoli scoppierà il tuono.
Egli vive e non vive,perché uno tra i giovani e tra i giovani dei giovani gli sopravviverà “.
Se in questa prima versione si può riscontrare un riferimento alla sua discendenza,in una versione successiva è detto: “ La sua morte verrà tenuta nascosta. E tra il popolo si udrà dire: egli vive e non vive “.
Una leggenda che lo voleva morto solo in apparenza e di cui anche Papa Innocenzo IV pare dubitasse.
Di sicuro la sibillina profezia del “vivit et non vivit “ sarà sempre tra i misteri dell’imperatore.




Alla ricerca del mondo dei minerali tra tradizioni, leggenda e proprietà riconosciuta dalla scienza.

SCIENZA E MAGIA DEI MINERALI

di SALERNO MARIAROSARIA

la corniola per gli Egizi era simbolo della vita; l’ossidiana,nota per i poteri terapeutici, veniva utilizzata contro gli incubi, per predire il futuro, ma era molto pericolosa,infatti pare avesse la capacità di attirare i demoni e veniva utilizzata per riti particolarissimi.
La sfera di cristallo utilizzata dai maghi e dalle streghe per leggere il futuro Il pianeta terra è composto da minerali, sostanze naturali, solidificatisi a seguito di processi in organici.
Dalla preistoria fino ai giorni nostri l’uomo ha sempre cercato di sfruttare le risorse minerarie utilizzandole per costruire materiali o suppellettili per realizzare oggetti preziosi, ma anche come materia prima per l’industria.
L’aspetto che forse viene ignorato riguarda le proprietà curative e magiche di questi preziosi elementi. Già nel paleolitico l’uomo aveva imparato a distinguere tra le diverse pietre quella più adatta ai vari usi; l’ossidiana, il diaspro, il quarzo, la selce e la nefrite per realizzare oggetti di uso quotidiano, mentre a scopo magico e propiziatoria usava metalli e gemme più preziose, quali l’oro, l’argento, l’ambra, il turchese.
Le prime pietre talismaniche, risalente al neolitico furono i betili, rinvenute presso un bosco o a una sorgente e nei quali si credeva abitasse la divinità. I betili furono molto usati anche nella cultura ebraica.
Nel vecchio testamento si legge che Giacobbe, dormendo su un cuscino di betilo, ebbe rilevato in sogno il destino che Dio avrebbe riservato alla sua discendenza.
Antichissimo l’uso del turchese i cui primi reperti risalenti a 8000 anni fa, furono scoperti in Egitto,
Dove la pietra scolpita e incisa utilizzata per manili, era considereta simbolo dell’infinito e dell’aldilà.
Gli Egiziani usano come ammuleti, lance, l’agata, la corniola, il lapislazzuli.
In Messico nel II Millennio a.C. venivano utilizzati a scopo magico, la giada e la corniola; anche presso i cinesi la giada possedeva proprietà divinatorie di immortalità, infatti veniva chiamata YU (cosa Sacra).
I Greci e in seguito i Romani preferivano il diamante per le sue proprietà di durezza e quindi di forza.
Per comprendere a pieno la millenaria storia bisognerebbe consultare i numerosi trattati sull’argomento, di cui il più antico del 300 a.C. circa. È attrituito a Teofrasto, discepolo di Aristotele.
Vi è poi la monumentale opera naturalistica di Plinio il Vecchio: “Naturalis Historia”, scritta nel I secolo a. C., alla quale si sono rifatti tutti i lapidani medioevali, che elencavano le virtù magichee medicamentose delle pietre.
Tra questi, interessanti il trattato di mineralogia del frate domenicano Alberto Magno del 1270; “l’Hortus Sanitatis”, lapidario, bestiario ed erbario, scritto da Giovanni da Cuba nel 1497; il “Liber lapidum sen de gemmis”, trattato in versi, realizzato da Marbodo, vescovo di Rennes, che riporta l’indicazione delle proprietà medico e magiche di 60 pietre; mentre Giorgio Agricola nel 1546 getò le basi della moderna mineralogia, con un trattato che classificava i minerali in base alle proprietà fisiche.
Utilizzate ampiamente dai popoli orientali e dagli Egizi che le attribbuivano non solo poteri magici, ma anche virtù curative, le gemme nell’Impero Romano del III° e IV secolo d.C., venivano prescritte daimedici a sottolineare, già a quel tempo il fondamento scientifico.
Il lapidario di Damigerion, del V e VI secolo d.C., contiene le descrizioni di elementi minerali che venivano macinati, lavati, filtrati e utilizzati per le varie patalogie.
Ad esempio l’agata macinata, bevuta con il vino guariva dalle ferite, mentre lo zaffiro diluito con il latte veniva utilizzato per calmare i moti dell’intestino.
Se da una parte le sostanze minerali sono indispensabili all’organismo, dall’altra un tale uso risultava superfluo e talvolta dannoso.
Nel Medioevo con gli studi approfonditi degli alchimisti e successivamente con l’avvento della chimica e si rese conto del modo in cui certe sostanze dovessero essere utilizzate per sortire l’effetto desiderato.
Ancora oggi vi è polemica tra medicina tradizionale e medicina alternativa.
Ad esempio un soggetto con carenza di ferro assume i normali farmaci prescritti dal medico curante, ma in presenza di effetti collaterali potrebbe utilizzare il ferro fitoterapico, sotto forma di succo ricavato da piante ricche di ferro, o assumere il ferro omeopatico, privo di effetti collaterali.
Ma provata a proporlo ad un medico tradizionale affermerà si tratti di palliativi, di sciocchezze prive di fondamento scientifico.
E se dalle proprietà mediche passiamo a quelle magiche c’è maggiore scetticismo.
L’aspetto magico ,oggi, viene considerato superstizione, retaggio atavico superato dalla scienza; chi ci crede, additato come bigotto, viene preso in giro.
Ma se la magnetite riesce ad attirare il ferro ed esercita in modo forte e concretamente visibile la sua forza, cosa vieta ad altre gemme di guarire, proteggere, esercitare i loro poteri?
Non dimentichiamo che il rame è un ottimo conduttore di corrente e viene comunamente usato in elettricità.
Allora,proviamo a leggere con più fede gli antichi manuali, a ripercorrere alcuni eventi storici e a riscoprire le tradizione e le leggende popolari, a non avere preconcetti, ad aprirci a nuove dimensioni
Secondo la tradizione,l’agata protegge dai veleni e dalle avversità ed era utilizzata per propiziare gli incontri d’amore;l’ametista respinge l’ubriachezza ed i Greci la usavano come antidoto all’alcol;la in realtà era realizzata in quarzo,molto noto per le sue proprietà.
Il rubino ha il potere di calmare le passioni e far rimarginare le ferite;mentre il topazio,oltre a calmare le passioni,pare proteggesse dalla peste.
Lo smeraldo possiede poteri straordinari,è un potente talismano,in grado di ridare la vita e proteggere dal morso dei serpenti.
La tradizione ci tramanda che era la gemma ,caduta dalla fronte di Lucifero,quando venne cacciato dai cieli e il Santo Graal dell’ultima cena era appunto una coppa di smeraldo.
Nel campo dei metalli l’oro e l’argento sono stati da sempre oggetto di studio e di uso.
L’oro per la sua lucentezza,ritenuto il metallo più prezioso,era utilizzato per monili e suppellettili,come pure l’argento,che ha la proprietà di proteggere dai batteri.
Gli alchimisti medioevali cercarono di trasformare il rame in argento,sfruttando una ricetta del III secolo d.C.,che utilizzava un’amalgama infornata di due dracme di stagno,quattro di mercurio e due di terra di Chio,ma il prodotto finale aveva solo la parvenza dell’argento.
Anche la tradizione astrologica associò le virtù terapeutiche dei minerali ai segni zodiacali e ai pianeti.
Gli assemblaggi definiti dall’ astrologo Agrippa di Nettesheim,vissuto tra il Quattrocento e il Cinquecento,sono i seguenti:
l’ariete,dominato dal pianeta marte,è protetto dallo smeraldo;il toro,con venere nel segno,preferisce la padparadscha,una pietra esotica;il granato è la pietra dei gemelli,dominati da mercurio;il dolce cancro con la luna nel segno,è beneficato dalla perla e dalla pietra di luna;il leone,dominato dal sole,preferisce il diamante;la vergine ,il topazio e mercurio;l’estetica bilancia è protetta da venere e dall’ametista;lo scorpione con marte nel segno è positivizzato dal rubino;lo zaffiro giallo e il pianeta giove sono stati associati al sagittario;il capricorno con saturno nel segno è associato allo spinello azzurro;mentre l’acquario trarrà benifici dall’acquamarina;i pesci,dominati da giove,dovrebbero utilizzare zaffiro e lapislazzuli.




LA CHIESA DI SANTA RUBA TRA STORIA E MISTERO.

Di Mariarosaria Salerno

Nei pressi di Vibo Valentia, percorrendo la strada che porta a San Gregorio d’Ippona vi è una splendida chiesa bizantina, valido esempio di architettura brasiliana in Calabria, intitolata alla Madonna della Salute,chiamata ” chiesa di Santa Ruba”.
L’impianto architettonico è tipicamente bizantino, con portale e finestre strombate, presenta un’abside centrale semicircolare, fiancheggiata da due piccole absidi cilindriche,ed è sormontato da una cupola poggiante su un tamburo cilindrico.
Un esempio sicuramente di valore architettonico, che ultimamente è stato restaurato ed è periodicamente fruibile per le funzioni religiose , le cui caratteristiche ricordano la Cattolica di Stilo o la chiesa di San Marco a Rossano.
All’interno sono presenti ricche decorazioni barocche a seguito di un rimaneggiamento intervenuto nel XVII da maestranze locali.
A questa chiesa sono connesse due storie molto interessanti.
Uso il termine storie, perché non si tratta di leggende in quanto sono avvalorate da fatti storici ben documentabili e rintracciabili, anche se avvolte nel mistero.
La prima riguarda il nome Santa Ruba, derivante dal termine dialettale “ruba”, la rupe dalla quale venivano gettati gli appestati, quasi moribondi, che poi miracolosamente si salvavano.
La chiesa sorge infatti su un promontorio antistante una profonda rupe, luogo in cui vanivano raccolti gli appestati, che poi moribondi venivano gettati nel vallone sottostante; pare che moltissimi, malgrado le pessime condizioni di salute, miracolosamente sanavano, ed ecco perché la chiesa che sorge in quel luogo è stata intitolata alla Madonna della Salute.
La seconda storia è legata ad eventi ancor più documentabili storicamente.
Il manufatto architettonico fu fatto costruire nel X secolo da Ruggero il Normanno per espiare un suo peccato, confessato solo al fratello, l’allora papa Callisto II, che promise di consacrare la chiesa.
Durante il viaggio del papa verso Monteleone (l’allora Vibo Valentia), Ruggero morì e la moglie Adelaide nascose l’evento al cognato per paura che questi non avrebbe più officiato il rito.
A cerimonia conclusa il papa, appresa la tragica notizia, sconvolto dal dolore e adirato con la cognata, la maledì, dicendo”<<>>.
Temendo la maledizione del papa, la contessa si fece costruire un sarcofago con la pietra più dura che esistesse.
Ma il serpente da un piccolo forellino creatosi attraverso i secoli, poi ingrandito, riuscì ugualmente a penetrare e a roderle il cervello.
Pertanto si narra che lo spirito della contessa Adelaide si aggiri per la chiesa e che in particolari circostanze, per esempio durante le notti di tempesta, si odano ancora le grida disperate.
Alcuni abitanti del luogo, specie anziani asseriscono di averle udite.
Di sicuro esiste il manufatto architettonico per come storicamente ci è stato tramandato, con tutte le varie circostanze.




LA CHIESA, PRINCIPALE COMMITTENTE ARTISTICO

Di Mariarosaria Salerno

Con l’avvento della religione Cristiana,che ebbe una espansione e una diffusione capillare da diventare,in seguito al Concilio di Nicea del 325,religione dell’Impero Romano e successivamente nel 380, unica religione ammessa nello Stato,si rese necessario adattare l’arte alle esigenze del nuovo credo, con la realizzazione di una vasta tipologia di edifici e rappresentazioni figurative.
La costruzione delle prime basiliche, nate inizialmente dall’adattamento della basilica Romana,esprimevano appieno la finalità e la funzionalità dei riti Cristiani,che dovevano avvenire al chiuso, in raccoglimento.
La pianta longitudinale,divisa in tre o cinque navate,indirizzava l’attenzione dei fedeli verso un unico punto focale,l’abside, dove era posto l’altare.
Le prime basiliche erano precedute dal quadriportico, dove venivano istruiti i catecumeni,confessati i penitenti e battezzati i neofiti.
Successivamente, questo spazio scomparve, e furono costruiti i battisteri con schema a pianta circolare(ottagonale,decagonale,ecc.).
Da allora la Chiesa divenne il primo,incontrastato e indiscusso committente artistico, facendo costruire una infinita varietà di tipologie architettoniche ed incentivando l’abbellimento delle stesse, con l’applicazione di una notevole varietà di tecniche artistiche, dai mosaici,agli affreschi,alla scultura.
Anche quando nel 568,l’Italia fu invasa dai Longobardi,una popolazione Germanica di stirpe Barbarica,che determinò la nascita del Sacro Romano Impero,la Chiesa continuò ad essere la principale committenza artistica, promuovendo non solo la costruzione di cattedrali,abbazie,monasteri, disseminati in tutta Europa, ma progettando le grandi architetture religiose del tempo.
Furono, infatti, degli abati o dei monaci i primi grandi architetti, autori dello stile romanico e dello stile gotico; e sempre ai monaci si devono, sia la realizzazione delle bellissime miniature medioevali, che il diffondersi della cultura, non solo religiosa, ma anche classica.
Il fenomeno costruttivo fu così imponente in tutta Europa, che Raul Glabre, un monaco e cronista medioevale scriveva nelle sue “ Storie dell’anno Mille”: “Pareva che la terra stessa, come scrollandosi e liberandosi della vecchiaia, si rivestisse tutta di un candido manto di chiese”.
Nel Rinascimento ,con lo svilupparsi delle grandi Signorie e la conseguente azione del mecenatismo, la Chiesa non perse la capacità di incrementare la costruzione di edifici religiosi, né di determinare lo stile e l’arte con la realizzazione di belle e funzionali Chiese rinascimentali, abbellendole ed arricchendole con preziose statue e con splendidi, maestosi affreschi.
Appartengono a questo periodo gli affreschi della Cappella Sistina e delle stanze Vaticane.
Nel Seicento, il Papato,assieme alle grandi famiglie nobiliari, contribuì all’eccentrica evoluzione del Barocco,lasciando esempi di straordinario valore estetico, basti pensare alle chiese romane di sant’Ivo alla Sapienza, di San Carlo alle quattro fontane, di Sant’Andrea al Quirinale, oppure al duomo di Lecce o al particolarissimo barocco di Noto e Catania.
Ed è di questo secolo l’azione lungimirante del Papato, che si preoccupò della tutela dei beni artistici, cominciando ad emanare, per primo in tutto il mondo,una serie di disposizioni concernenti la tutela dei beni librari e lapidei, introducendo successivamente i fedecommessi( vincoli nelle proprietà private dello Stato Pontificio) e preoccupandosi del restauro artistico.
La Chiesa non è stata solo la promotrice e committente di imponenti architetture, di opere di scultura e di pittura , ma di tutte quelle altre forme artistiche connesse alla religione:opere lignee (Icone, Croci,pulpiti,ecc.),arredi,vetrate,mosaici,e splendide realizzazione orafe,come ostensori,calici,nonché la realizzazione di casule e dei vari paramenti liturgici.
L’azione della Chiesa continuò nel Settecento, con la realizzazione di splendidi esempi illuministi e neoclassici, fino a raggiungere la versatilità dell’ Ottocento e del Novecento, con esempi di rara bellezza, come la Chiesa Liberty della Sagrada Familia di Barcellona, progettata da Gaudì.
Ancora oggi, malgrado la grande produzione civile e privata ,la Chiesa resta uno dei committenti piu’ autonomi e sensibili dell’architettura e dell’arte in genere.

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